La battaglia sul lago ghiacciato by Guido Cervo

La battaglia sul lago ghiacciato by Guido Cervo

autore:Guido Cervo
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Romanzi storici
ISBN: 978-8856609974
editore: Piemme
pubblicato: 2012-01-15T00:00:00+00:00


20

Inginocchiata davanti al crocifisso, a qualche passo dal letto sfatto, Anastasija Oleksevna pregava. Non per sé, poiché ormai si considerava indegna della soccorrevole attenzione dell’Altissimo, ma per i suoi figli, che non riabbracciava da mesi. Sapeva dov’erano e negli ultimi mesi li aveva anche veduti, ma solo da lontano e senza la possibilità di parlare con loro. Due volte, per darle prova che erano ancora in vita e in salute, Jaroslav Vladimirovic l’aveva fatta condurre da Julka, l’arcigna serva estone che la sorvegliava, attraverso i tetri corridoi del Cremlino fino alla grande torre di tronchi dove erano trattenuti il principe Vjaceslav, la sua famiglia e tutti gli ostaggi. Da uno spioncino aperto nella parete di un vestibolo aveva potuto osservarli per pochi istanti, nello stanzone in cui oziavano insieme agli altri figli delle più nobili famiglie di Pskov.

Sapeva bene che, in realtà, essi non erano ostaggi dei teutoni, bensì del suo aguzzino, e invano continuava a supplicarlo di restituirglieli, invano gli rammentava che, avendo in mano lei, non v’era per lui ragione di rinchiuderli. Per liberarli sarebbe bastata una sua parola, poiché egli poteva tutto, a Pskov. Era pur vero che i capi crociati avevano installato in città una modesta guarnigione sotto il comando di due cavalieri livoni, ma il vero padrone della città era lui, anche perché l’anziano principe Vjaceslav, screditato per aver accettato il battesimo cattolico, era per il momento confinato in una cella del Cremlino, sotto stretta sorveglianza. I suoi beni, in compenso, erano caduti nelle mani di Jaroslav. Era lui che, insieme al suo fiduciario Igor Bulykin e al losco Tverdilo Ivankovic, il nuovo posadnik ch’egli aveva imposto alla città, faceva da tramite fra i boiardi e i crociati, lui che si occupava dell’esazione del tributo nelle campagne e della spoliazione dei mercanti e degli ebrei, lui che tassava, imprigionava, torturava, processava e mandava a morte. Tutto questo, naturalmente, a nome dell’incolpevole Vjaceslav.

Voci lontane e passi affrettati echeggiavano sinistramente a varia distanza fra le robuste pareti del Cremlino. Anastasija aveva vissuto per anni in quel palazzo, ma ora era giunta al punto da odiarne ogni pietra, perché era diventato la sua prigione. In teoria non era una reclusa, ma poteva lasciare le sue stanze solo accompagnata da Julka, e non v’era alcuno, fra quelle mura, che lei potesse riguardare come una persona amica. Muoversi in quegli anditi oscuri, in quei freddi corridoi dai soffitti altissimi, o anche nell’ampio cortile, sotto gli sguardi gelidi e trasudanti ironia dei cavalieri nemtsy e dei cadaverici preti che essi avevano portato con loro, risultava un’esperienza da incubo. D’altro canto, la fuga non avrebbe avuto senso, dal momento che Jaroslav Vladimirovic teneva in pugno le vite dei suoi figli, il che le impediva anche di togliersi la propria o attentare alla sua, magari quando, spossato dal suo furore carnale e dalle troppe libagioni, sprofondava ronfando, accanto a lei, in un sonno costellato di incubi.

Crudele rivalsa, quella di Jaroslav – “Jaroslav il crudele”, come lo chiamavano in città – per un antico amore non corrisposto e per un’ambizione frustrata.



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